Neuropsicologia

La neuropsicologia clinica dell'adulto e dell'anziano si occupa dello studio, della valutazione diagnostica e della riabilitazione delle alterazione cognitive e comportamentali conseguenti a una lesione o disfunzione del sistema nervoso centrale, in persone che hanno compiuto i 20 anni di età.
Il sistema cognitivo comprende tutto quell'insieme di abilità che ci permettono di agire ed interagire con il mondo esterno e con le altre persone. Tra queste abilità rientrano funzioni come la memoria, il linguaggio, l'attenzione, la percezione, l'orientamento, le funzioni esecutive e quelle prassiche. Noi utilizziamo costantemente le nostre capacità cognitive durante la vita. Spesso lo facciamo in maniera quasi automatica, ma in realtà, il nostro cervello mette in atto una serie di processi neurobiologici estremamente complessi, che possono venire alterati. Quando questo accade possiamo, per esempio, diventare meno bravi a ricordare le cose, possiamo avere disturbi nella produzione o nella comprensione linguistica o possiamo diventare meno abili nell'organizzare e pianificare un comportamento complesso. È proprio in queste situazioni che la neuropsicologia ci viene in aiuto.
Un intervento neuropsicologico ha molteplici obiettivi:
- di tipo diagnostico ad esempio nel caso di sospetto di un deterioramento cognitivo
- di tipo prognostico in quanto fornisce indicazioni sull'esito di alcune patologie, come nel caso dei traumi cranici.
- programmare un trattamento riabilitativo mirato a ripristinare o a compensare le funzioni deficitate.
Tra le principali patologie di interesse del neuropsicologo rientrano le malattie cerebrovascolari (ictus ischemico e emorragia cerebrale), le malattie infettive (meningiti, encefaliti), le malattie infiammatorie (sclerosi multipla), i tumori cerebrali, i traumi cranici e le malattie neuro-degenerative (demenza di Alzheimer, morbo di Parkinson, malattia del motoneurone).
Un intervento neuropsicologico è utile anche per tutte quelle persone, senza diagnosi o patologie particolari, interessate a conoscere lo stato e il grado di funzionamento del loro sistema cognitivo. In generale, è consigliato sottoporsi a screening cognitivi a cadenza annuale, superati i 50 anni di età.
Gli interventi comprendono:
1. Valutazione neuropsicologica
Di solito, una valutazione neuropsicologica completa è costituita da due incontri. L'obiettivo della prima visita, è quello di ottenere un profilo neuropsicologico sommario, per formulare una ipotesi interpretativa dei deficit riscontrati. La seconda visita, ha caratteristiche diverse a seconda delle finalità: può trattarsi di un approfondimento delle funzioni deficitate, di un controllo sull'evoluzione temporale del disturbo o sull'efficacia di un trattamento o può essere effettuata per impostare un trattamento riabilitativo.
Durante una valutazione neuropsicologica vengono indagate le abilità cognitive (e.g. memoria, attenzione, linguaggio, orientamento, movimento, funzioni esecutive), comportamentali (e.g. aggressività, apatia, disinibizione), psicologiche (e.g. ansia, depressione) e funzionali (autonomia avanzata, strumentale, di base) del paziente.
Gli obiettivi di una valutazione neuropsicologica sono:
- rilevare alterazioni delle funzioni cognitivi ed emotivo-comportamentali
- giungere a una diagnosi neuropsicologica
- impostare un trattamento di riabilitazione neuropsicologica
- valutare nel tempo gli effetti di trattamenti farmacologici e non farmacologici
- valutare il grado di funzionamento cognitivo in soggetti senza diagnosi o disturbi particolari
- valutare il grado di stress assistenza correlato del caregiver
- rilevare alterazioni delle funzioni cognitivi ed emotivo-comportamentali
- giungere a una diagnosi neuropsicologica
- impostare un trattamento di riabilitazione neuropsicologica
- valutare nel tempo gli effetti di trattamenti farmacologici e non farmacologici
- valutare il grado di funzionamento cognitivo in soggetti senza diagnosi o disturbi particolari
- valutare il grado di stress assistenza correlato del caregiver
Tra i destinatari di una valutazione neuropsicologica rientrano tutti i pazienti che mostrano una compromissione del funzionamento cognitivo, comportamentale e funzionale. Nello specifico, una valutazione neuropsicologica va fatta in:
- Pazienti con diagnosi di: trauma cranico, tumore cerebrale, ictus ischemico/emorragico, patologie infettive, malattie infiammatorie demielinizzanti, malattie neurodegenerative
- Soggetti senza diagnosi ma che mostrano alterazioni funzionali come: si dimenticano fatti personali accaduti di recente, si dimenticano con frequenza appuntamenti o scadenze, si dimenticano di aver fatto qualcosa poco prima, si dimenticano il nome di famigliari, di oggetti di uso comune o di persone famose, hanno difficoltà di concentrazione e di distraibilità, hanno episodi di spaesamento quando si trovano fuori casa, hanno perso interesse nelle attività abituali, hanno notato cambiamenti di personalità
- Soggetti sani che vogliono valutare lo stato funzionale del loro sistema cognitivo. Screening cognitivi annuali sono caldamente consigliati dopo i 50 anni di età.
In alcuni casi, durante la valutazione è richiesta la presenza di un famigliare, possibilmente quello che passa la maggior parte del tempo con il paziente. Sono richiesti anche i referti di visite ed esami svolti precedentemente. In caso di necessità, vanno portati con sé occhiali da vista e/o apparecchio acustico.
2. Riabilitazione neuropsicologica
Processo terapeutico rivolto al soggetto con danno cerebrale per ridurre i deficit cognitivi e comportamentali, aumentarne il grado di autonomia e il funzionamento sociale e lavorativo. La riabilitazione neuropsicologica fonda i suoi presupposti teorici, sulle proprietà plastiche del cervello, ossia sulla sua capacità di modificarsi in risposta a richieste e stimoli provenienti dall'ambiente. Fino a pochi anni fa si pensava, erroneamente, che il processo di plasticità riguardasse solo l'infanzia e l'adolescenza, i cosiddetti periodi sensibili, durante i quali l'esposizione a certi stimoli sollecitava l'acquisizione di una certa funzione. Oggi sappiamo che, il cervello rimane plastico per tutta la vita, anche da anziani restiamo agenti abili ad apprendere, ed è proprio su questo fenomeno che si basano i trattamenti finalizzati al recupero del deficit cognitivo.
A seconda dei bisogni e dei sintomi mostrati dalla persona, gli interventi si dividono in:
- riabilitazione neuropsicologica
- stimolazione cognitiva
- potenziamento cognitivo
- riabilitazione neuropsicologica
- stimolazione cognitiva
- potenziamento cognitivo
Tutti questi interventi sono riconosciuti come un valido intervento terapeutico capace di:
- rallentare il deterioramento cognitivo nelle persone con demenza
- ripristinare il funzionamento cognitivo nei pazienti con cerebrolesione acquisita
- aumentare il grado di funzionamento cognitivo in persone senza patologie
I benefici si traducono anche in una diminuzione dei sintomi depressivi ed ansiogeni sia per il paziente sia per i famigliari ed a un aumento della qualità della vita.
Nei soggetti sani, senza diagnosi, interventi di potenziamento cognitivo, sono un ottimo alleato per contrastare gli effetti dell'invecchiamento e mantenere il cervello giovane e sano.
Per essere efficaci, questi trattamenti, devono seguire delle guide specifiche, tra cui: L'efficacia di un intervento dipende da:
- centralità della persona nella cura: è fondamentale soddisfare i bisogni somatici, psicologici e sociali del paziente
- personalizzazione dell'intervento: non tutto va bene per tutti, l'intervento deve essere costruito su misura del paziente, deve basarsi, non solo sulla conoscenza della patologia, ma sopratutto, sulla base delle caratteristiche del soggetto, quindi sulla sua storia, sulle sue preferenze e sul suo funzionamento sociale
- l'intensità e la durata del trattamento sono decise in fase valutativa e cambiano in funzione delle caratteriste del paziente
- i trattamenti possono essere svolti sia individualmente sia in gruppo, la decisione viene presa sulla base degli obiettivi terapeutici e le necessità del soggetto
3 Sostegno psicologico per caregiver
Con il termine caregiver, si intende una persona che assiste un proprio congiunto non in grado autonomamente di svolgere le normali attività della vita quotidiana, a causa di una malattia.
L'equilibrio psicofisico di chi presta le cure è sottoposto ad un carico di sofferenza, disagio, affaticamento, stress, che incide negativamente sulla sua salute e sulla sua vita sociale e lavorativa.
Chiedere aiuto attraverso servizi di supporto psicologico aiuta a diminuire l'ansia e la stanchezza assistenza correlata e a migliorare la nostra qualità di vita e quella del nostro caro.
Nello stress assistenza correlato convivono un insieme di sintomi, che non andrebbero mai sottovalutati, tra questi troviamo:
- Sintomi psicologici come ansia, fragilità, angoscia, preoccupazione, depressione, alterazione del sonno e dell'alimentazione
- Sintomi emotivi come irritabilità, stanchezza, tristezza, senso di colpa, rabbia
- Sintomi sociali come ritiro, problemi finanziari, problemi famigliari
- Sintomi psicologici come ansia, fragilità, angoscia, preoccupazione, depressione, alterazione del sonno e dell'alimentazione
- Sintomi emotivi come irritabilità, stanchezza, tristezza, senso di colpa, rabbia
- Sintomi sociali come ritiro, problemi finanziari, problemi famigliari