La demenza di Alzheimer (AD) è la più comune forma di demenza. Si stima che ad oggi in Italia ne soffrano più di 600.000 persone, dato destinato a raddoppiare nei prossimi anni.
La demenza di Alzheimer si manifesta in ogni persona in modo diverso e ciò rende arduo prevedere la sintomatologia e la successione dei disturbi. L’esordio è generalmente lento e progressivo al punto tale che inizialmente i sintomi possono non essere considerati come tali dal malato e dai famigliari e di conseguenza vengono sottovalutati o collegati a defaillance tipiche dell’età che avanza. Nella AD si verifica un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del sistema nervoso centrale, provocando placche senili e grovigli neurofibrillari. Nella prima fase della malattia la persona può presentare sintomi simili a quelli della depressione ed è quindi necessaria una diagnosi differenziale per appurare la natura reale del disturbo.
Nella demenza di Alzheimer convivono tre tipologie di sintomi principali: cognitivi, psicologici/comportamentali e funzionali.
Non è facile capire se è in atto un processo dementigeno, ma ci soni alcuni segnali a cui dobbiamo prestare attenzione. Tra questi troviamo:
Ad oggi non esiste cura che possa restituire al malato di Alzheimer l’integrità delle funzioni mentali. Sono tuttavia disponibili, una serie di interventi volti a rallentare o stabilizzare la progressione della malattia e a conservare il più possibile l’autotomia del soggetto. Questi interventi di stimolazione cognitiva consistono in sedute individuali o di gruppo, volte a potenziare le abilità residue del soggetto ed a acquistare strategie di compenso per le abilità deficitate.
Articolo a cura della Dott.ssa Valentina Marchi